3 giugno – “Questo è l’ombelico del mondo dove si incontrano facce strane di una bellezza un po’ disarmante facce meticce da razze nuove come il millennio che sta arrivando”.
Così iniziava una famosa canzone degli anni passati, e mai fu più azzeccata per descrivere  quello che sta accadendo a Mirandola. Sono a gestire un campo con circa 8 etnie diverse, otto comunità lontanissime tra loro e in  alcuni casi anche con i propri confini in guerra; si va dalla comunità indiana e sick a  quella pakistana passando da quella araba fino a quella cinese, il campo in questo momento sembra un gigantesco terminal in partenza per una nuova frontiera di convivenza pacifica.
Un hub dove le culture cercano di vivere insieme ma sempre gelose delle proprie tradizioni,  un’ammasso di ideologie che difficilmente scozzano anche se diametralmente opposte, piccoli  screzzi fungono da motore di ricerca della conoscenza del nuovo. E io che ci faccio qua?! mi sono messo in modalità “wikipedia” pronto a ricevere qualsiasi  informazione che mi fa conoscere cose nuove esperienze nuove, imparare la differenza  rispettarle e provare a pensarle, accettare le loro usanze e passare velocemente a pensare  in otto modi diversi, accresce quello che dovrebbe essere lo spirito di unione capire  quello che può essere la chiave per la sconfitta del razzismo strisciante. Penserete: “Utopia”….. no semplicemente realtà, la chiave sono i bambini, i bambini giocano  tra loro e si portano dietro i genitori che parlano poco italiano e chiedono aiuto ai figli  per farsi tradurre un semplice “come va?” e a loro volta rispondano e i figli traducono.
Donne indiane che parlano con donne moldave in lingua e i loro figli traducono la discussione.

Un campo due camere
Un container lavagna

I loro figli amici che giocano a pallone e non fanno squadre in stile nazionale, ma miste;
mentre i genitori diligentemente si prendono i turni per pulire i bagni, sistemare il  campo, e poi?! arriviamo a mangiare, un menù bilanciato per tutti (oggi ho mangiato il ragù  accanto ad Abdul, e lui mangiava verdura accanto a me), non sai chi ti servirà a tavola forse un Italiano?  un cinese? boh intanto il mio amico Abdul dice che noi scriviamo all’incontrario no cavolo siete voi che scrivete al contrario, insomma ognuno scrive come gli pare, l’importante che  la parola INTEGRAZIONE sia colorata di tutte le razze